La violenza sulle donne….cronaca, dati e riflessioni

In Sicilia abbiamo il primato dei maggiori casi di denunce

 

Il problema del femminicidio è tristemente diventato una problema sempre più forte e sentito anche in Italia, indicando con tale termine tutti gli episodi di violenza che hanno come vittima una donna con lo scopo specifico di esercitare un assoggettamento fisico o psicologico su di lei. Nel 2018 vi sono stati 106 femminicidi, uno ogni 72 ore e secondo dati Istat in 49mila si sono rivolte a Centri. Nella nostra Sicilia abbiamo il primato dei maggiori casi di denunce. Per tentare di arginare il numero di omicidi nel 2009 è stato introdotto, nel codice penale, il reato di stalking (che prevede la punibilità di tutte quelle condotte che causano nella vittima designata uno stato di “ansia, paura” fondato sul concreto timore “per la propria incolumità o quella di un prossimo congiunto, che può portare a sviluppare delle vere e proprie patologie e a modificare il proprio stile di vita nella speranza di non imbattersi nel proprio persecutore), mentre nel 2013 sono state emanate alcune norme che aggravano le pene per le forme di persecuzioni fisiche o morali perseguite verso una donna.  Il tema della violenza sulle donne va trattato e affrontato con una particolare cura e trovo soprattutto necessario sensibilizzare le persone su questo argomento, a partire dai più giovani. La violenza sulle donne non è una questione che riguarda una parte, riguarda l’intera società, donne e uomini, persone. Riguarda il diritto a sentirsi ed essere libere, in grado di autodeterminarsi, in grado di decidere della propria vita. Purtroppo oggi è ancora troppo spesso sottovalutata, sono sottovalutati i comportamenti degli aggressori antecedenti alla tragedia finale, sono sottovalutate le denunce, gli allarmi e le richieste di aiuto fatte dalle vittime. Così spesso ci troviamo a interpretare tragedie, molto spesso annunciate e che potevano essere evitate, ci troviamo di fronte al dolore e alle lacrime tardive di chi poteva agire e per diversi motivi e con gradi diversi di responsabilità non lo ha fatto. Le leggi ci sono ma non bastano, vanno migliorate, serve applicarle, farle rispettare e occorre soprattutto attuare politiche di prevenzione. La prima riflessione da fare è che nel 90% dei casi l’autore è una persona legata alla vittima da un rapporto di convivenza o ex convivenza; gli scenari di queste tristi vicende sono, infatti, spesso le mura domestiche o i contesti familiari e questo è riconducibile, nella maggior parte dei casi, alla mancata accettazione della fine della relazione, dall’estrema gelosia o da un senso di potere sulla propria donna, che non si considera come un individuo autonomo ma come un “oggetto” che appartiene all’uomo e che solo lui può controllare. È molto importante che, chiunque percepisca velatamente di essere vittima di atti di violenza o di mera persecuzione da parte di uomini, denunci il fenomeno alle autorità competenti in modo tale da essere sottoposta a corrette misure di sicurezza da eventuali aggressioni. L’amore, quello vero, rende felici e riempie il cuore, non rompe costole e non lascia lividi sul volto, questa è solo miseria umana. La convivenza, la dualità apparentemente contrapposta tra la parola Amore con Assassino riesce ad esacerbare l’animo, ad eclissare la ragionevolezza umana dispiegandosi in orrore e totale incomprensione. Si tratta di un fenomeno complesso che continua ad essere, ogni giorno di più, protagonista delle più crudeli vicende di cronaca e analizzandolo ci si inabissa nell’animo umano, con le sue distorsioni e perversioni. Sono consapevole però, anche dalla mia esperienza clinica, che nel fenomeno della violenza sulle donne occorre un’ attenta lettura del singolo caso, poichè ogni caso ha la sua storia , ha la sua trama, ha i suoi attori. La violenza non è mai giustificabile e condivisibile, come scriveva Asimov è l’ultimo rifugio degli incapaci, ma trovo opportuno un approfondimento delle dinamiche psicologiche che talvolta si attivano nelle relazioni, la cui comprensione darebbe un valido contributo nella lotta al fenomeno. In presenza di un evento bisognerebbe sempre procedere ad una sua ricostruzione ed interpretazione che consenta di trovare la reazione più efficace per contrastarlo e sarebbe utile se si partisse da un supporto psicologico che ovviamente non miri a colpevolizzare qualcuno ma ad invitare a intraprendere un percorso psicologico rivolto ad entrambi, con cui far fronte alla problematica ad un livello più profondo, per affrontare meccanismi e modalità distorte utilizzate nella propria vita per allargare la consapevolezza su sé stessi, ed imparare a staccarsi da indubbi automatismi.

Dott.ssa Amato Ilenia

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